L’Arabia Saudita vuole sostituire il petrolio con l’energia solare

Martedì 26.01.21. Una transizione dal petrolio all’energia solare. In questo senso si sta muovendo la politica dell’Arabia Saudita, a quanto si apprende dallo stesso ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman

Il plenipotenziario dell’energia saudita e figlio dell’attuale re ha parlato della strategia che il paese adotterà nei prossimi anni nel corso di un recente meeting. Lo scopo, nello specifico, è produrre sempre meno energia a partire dal petrolio e sempre più energia a partire da fonti rinnovabili, come appunto il fotovoltaico. Una svolta non da poco nemmeno per il più green degli stati europei, e che desta stupore in quanto promossa da un’economia basata sul petrolio come quella dell’Arabia Saudita.

Questa transizione è stata progettata nell’ambito del più ampio “Hydrocarbon Demand Sustainability”, un programma a lungo termine che promette di rivoluzionare il rapporto tra l’Arabia Saudita e il petrolio.

Perché questa transizione petrolio-solare

Secondo Argaam, il portale di news finanziarie più importante del mondo arabo, la transazione solare-petrolifero dell’Arabia Saudita è mossa da almeno due motivazioni.

La prima riguarda la politica di bilancio. Una predominanza del solare sul petrolifero, infatti, permetterà di ridurre i costi di produzione dell’energia, una volta che la macchina sarà entrata a regime. Un problema molto sentito, se si considera che nel 2020 il deficit pubblico dell’Arabia Saudita ha raggiunto il 12% del PIL (il debito però rimane basso, al 34%).

La seconda motivazione, decisamente più complessa, riguarda il ruolo dell’Arabia Saudita nei mercati internazionali. Infatti, premiare il solare rispetto al petrolifero nell’ambito della produzione energetica permetterà al paese di destinare una quantità maggiore di barili alle esportazioni. Insomma, lo scopo è rafforzare la posizione di massimo esportatore di petrolio.

Stiamo parlando di una svolta ecologista, quindi, ma non esclusivamente ecologista. Una svolta certamente favorita dalle condizioni climatiche del paese, che è potenzialmente in grado di sfruttare l’energia solare come pochi altri.

Il contesto geopolitico

L’intervento del ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman giunge dopo la decisione di tagliare la produzione, resa nota a inizio anno. Una decisione che ha fatto scalpore, in quanto poco attesa dagli analisti e dagli investitori. Anche perché controcorrente rispetto all’ultima risoluzione OPEC, che decretava un aumento (seppur minimo) della produzione. 

Una decisione che, in realtà, si inserisce nella strategia di sostegno ai prezzi del petrolio che l’Arabia Saudita ha adottato da qualche tempo a questa parte, anche a costo di rischiare una contrazione delle quote di mercato. Proprio questa strategia ha nell’ultimo anno scosso i rapporti con la Russia e gli Stati Uniti, che non sono del medesimo avviso. Anzi, gli Stati Uniti stanno cercando di aumentare la produzione, anche per trarre il massimo dai nuovi giacimenti petroliferi in California. 

In virtù di queste dinamiche, la volontà di spostare una quota rilevante di produzione energetica dal petrolifero al solare, potrebbe rilevare la necessità di sostenere le esportazioni a lungo termine, di difenderle dagli “attacchi” dei competitor, soprattutto quando essi si muovono in direzione opposta alle necessità contingenti. Necessità che, è bene ribadirlo, oggi sono nettamente influenzate da una domanda di petrolio molto debole, causata dalla crisi economica globale. 

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