09.05.2021. In Cina le importazioni di petrolio sono calate dell’11% ad aprile rispetto al mese precedente. Secondo molti, un campanello d’allarme, soprattutto per il prezzo del petrolio. D’altronde, se la seconda più grande economia del mondo riduce le importazioni, è lecito immaginare effetti sulla domanda a livello globale.
Tuttavia, la questione è più complessa di quanto si possa immaginare, e forse le implicazioni nonm sono così negative.
Cosa sta succedendo in Cina
Il dato sulle importazioni del petrolio sono state fornite, in anticipo sulle pubblicazioni ufficiali, dalla società di analisi OilX. Per la precisione, le importazioni cinesi di petrolio sono scese dell’11% ad aprile rispetto a marzo, portandosi a 10,41 milioni di barili al giorno.
La società ha anche specificato che ad aprile 2021 le importazioni sono comunque cresciute del 5% rispetto allo stesso mese del 2020. Non c’è di cui stupirsi: un anno fa la Cina stava uscendo faticosamente dalla fase più acuta dell’epidemia, e stava riprendendosi da chiusure “radicali” (ben più delle nostre zone rosse) in alcune delle province più produttive del paese.
L’impatto del calo delle importazioni sul prezzo del petrolio
Questo calo potrebbe essere stato previsto e addirittura programmato dalle autorità cinesi. Infatti, come riporta la stessa OilX, la Cina ha già acquistato tanto petrolio (in eccedenza persino) approfittando dei prezzi bassi. Adesso, con il petrolio in crescita, sta semplicemente aspettando il momento giusto.
A ciò si deve aggiungere l’accordo che la Cina ha stipulato con Teheran, che prevede una importazione diretta di petrolio dal paese iraniano nei prossimi mesi, a dispetto di qualsiasi sanzione o limite imposto dalle autorità internazionali.
Se così fosse, il “crollo” delle importazioni sarebbe solo temporaneo, frutto di una mossa per ridurre i costi. In questo caso, non si dovrebbero apprezzare conseguenze dal lato dei prezzi. Una tesi più che ragionevole, se si pensa alle performance che la Cina sta inanellando in campo economico.