Quali fattori incidono sul prezzo del petrolio
Ne parliamo in questo articolo, fornendo una panoramica dei market mover del petrolio, ovvero quei fenomeni che esercitano un impatto sul petrolio e sulla quotazione relativa, ma anche qualche informazione tecnica per chi vuole ricavare un profitto dall’attività di investimento sul petrolio nero.
Cosa si intende per prezzo del petrolio
All’apparenza l’espressione prezzo del petrolio non nasconde alcuna insidia: il suo significato è lapalissiano, evidente, incapace di trarre in inganno anche il più inesperto dei principianti. In realtà, la questione è più complessa di quanto si possa immaginare. Il motivo è sostanzialmente questo: non esiste un solo petrolio, a differenza di altri asset presenti diffusamente nel portafoglio degli investitori (come l’oro, l’euro, un titolo azionario etc.).
Il petrolio, sia chiaro, è una commodity, ma solo fino a un certo punto. In realtà, anche solo in riferimento al classico greggio, ne esistono numerose varietà, le quali differiscono per il grado di purezza e per la facilità di raffinazione. Varietà che, a dire il vero, sono essenzialmente geografiche.
Dunque, a cosa si fa riferimento quando si parla, forse in modo un po’ troppo univoco e semplicistico, di prezzo del petrolio? Ebbene, si fa riferimento al prezzo di due tipologie di petrolio in particolare. Esse, è vero, sono quelle più commerciate ma che allo stesso tempo vengono trattate – arbitrariamente, come sempre in questi casi – a mo’ di indice: il WTI e il Brent.
Si tratta di una informazione preliminare, che la stragrande maggioranza delle persone che si interessano anche solo moderatamente al tema degli investimenti conoscono. Dell’esistenza del WTI e del Brent, a dire il vero, sono a conoscenza anche coloro che di investimento non si intendono, le persone comuni. Anche perché di WTI e Brent si parla un po’ dappertutto, persino nei telegiornali generalisti (nello spazio riservato riservato alle questioni finanziarie).
Proprio di questi “due petroli”, ovvero del WTI e el Brent, parleremo nel prossimo paragrafo.
Petrolio WTI, petrolio Brent: le differenze
Il WTI e Brent monopolizzano da sempre la scena, almeno per quanto concerne le attività di investimento sul petrolio. Sono stati scelti come punto di riferimento in quanto inseriti in contesti tutto sommato solidi, che favoriscono una produzione regolare. Ovviamente, sono anche tra i più commerciati in assoluto. Entrambi sono prezzati principalmente in dollari, dunque godono di una spiccata correlazione negativa con il biglietto verde (fermo restando che è possibile acquistarli con qualsiasi altra valuta). L’unità di misura, che è condivisa con tutte le altre tipologie di petrolio, è il barile, che corrisponde a circa 159 litri, nonché a 140 kg (il petrolio è meno denso dell’acqua).
Ma… Cosa si intende per WTI e Brent?
WTI
Brent è invece il petrolio estratto nel mare del Nord, nello spazio marittimo compreso tra la Germania, le isole britanniche e la Scandinavia.
Il WTI vanta una qualità maggiore rispetto al Brent. Il suo greggio è facile da raffinare, e consente di ricavare – tra le altre cose – grandissime dosi di carburante. Ciononostante, costa generalmente meno del Brent. Qual è il motivo di questo – apparente paradosso? In realtà è una questione tecnica e logistica.
E’ vero che il Brent si caratterizza per una qualità inferiore, ma in compenso è prodotto (anzi estratto) in quantità minori, e ciò spinge il prezzo verso l’alto in virtù della legge della domanda e dell’offerta. Inoltre, il Brent pone sfide logistiche meno impegnative, in quanto “si trova” già in mare, a portata di nave, e pertanto può essere trasportato con facilità. Non è un caso che il Brent sia molto richiesto dalle economie orientali, Cina in primis, che contribuisce a mantenere la domanda su livelli superiori a quelli del WTI.
Va detto, comunque, che spesso nella storia il WTI e il Brent hanno invertito i ruoli ( il prezzo del primo che ha superato il prezzo del secondo) e che le due quotazioni sono piuttosto simili per la maggior parte del tempo.
Quali fattori incidono sul prezzo del WTI e del Brent
Detto ciò, quali sono le dinamiche, gli eventi e i fenomeni che impattano sul prezzo del WTI e del Brent? Per rispondere a questa domanda, e dunque farsi una chiara idea dei cosiddetti market mover del petrolio, è necessario fare una distinzione tra domanda e offerta. Ovvero tra i fattori che incidono sulla domanda e i fattori che incidono sull’offerta. E’ sottinteso, dunque, che nemmeno il petrolio sfugge alla legge della domanda e dell’offerta.
Per quanto concerne la domanda, la questione ruota attorno all’economia reale. In parole povere, se l’economia “gira”, allora la richiesta di petrolio sale, o si mantiene comunque su livelli accettabili. Di conseguenza, sale anche il prezzo. Il riferimento è in particolar modo alle performance delle attività produttive, che necessitano di carburante sia per garantire il funzionamento delle macchine sia per svolgere le consequenziali e imprescindibili attività logistiche.
Non è un caso, quindi, che il prezzo del petrolio crolli in corrispondenza delle crisi economiche, soprattutto se queste vantano una portata glocale. Di conseguenza, non è un caso che l’oro nero si apprezza, se l’economia è interessata da una crescita.
Per quanto concerne l’offerta, occorre fare riferimento a tutto ciò che, in qualche modo, limita o favorisce le attività di estrazione. Per esempio, le problematiche di tipo geopolitico, come sanzioni a paesi esportati o, di contro, caos e disordini sociali nei luoghi di estrazione, possono portare a una contrazione dell’offerta. In questo caso, il prezzo del petrolio cresce.
Non va trascurata nemmeno la questione OPEC. Questo organismo, magari a fatica, può imporre tagli di produzione significativi, in genere per sostenere un prezzo ridotto a livelli allarmanti. Il problema dei market mover “lato offerta” è che sono tutto sommato imprevedibili. Se le performance economiche, con tutti gli errori del caso, sono stimati e preventivati mesi prima, lo stesso non si può dire delle questioni geopolitiche, che sono sempre avvolte da una certa alea. Discorso simile per l’Opec, la cui direzione è composta da istituzioni che nutrono interessi contrastanti.
Un focus sul trading con il petrolio
Per fare trading con il petrolio è bene conoscere la principale modalità di investimento, almeno in riferimento all’approccio speculativo.
Tale modalità altro non è che il trading indiretto. A differenza di quanto può accadere con le valute, i titoli azionari e le obbligazioni, quando si compra e si vende petrolio non è possibile scambiare l’asset reale. O, per meglio dire, è possibile farlo, ma ciò è riservato solo a chi dispone di piattaforme logistiche (in genere organizzazioni complesse).
I trader retail devono accontentarsi dei prodotti derivati, i quali pongono il petrolio come sottostante, e ne replicano fedelmente i prezzi. In questo modo, è possibile sfruttare le oscillazioni di prezzo del petrolio.
Esistono due principali tipologie di prodotto derivato: Futures e CFD.
I Futures sono emessi da piattaforme ufficiali, quindi sono regolamentati. Tendono però a costare di più e a godere di una varietà limitate.
I CFD (Contract For Difference) sono emessi direttamente dai broker, e sono strumenti Over The Counter. Sono anche meno costosi, più vari e più rapidi.
I CFD sono strumenti molto apprezzati, e vengono messi in campo anche laddove è possibile il trading diretto, come nel caso del Forex e dell’azionario. Non è un caso che, oggi come oggi, la stragrande maggioranza dei broker li metta a disposizione.
Prezzo del petrolio ora: il grafico
Di seguito, un grafico esaustivo e facile da leggere che mostra il prezzo del petrolio in tempo reale. Monitorare con frequenza il prezzo del petrolio è un’attività necessaria, in quanto consente non solo di tenersi aggiornati sul proprio asset di riferimento, ma anche farsi un’idea del momento che l’asset stesso sta attraversando, e raccogliere un primo set di dati per l’analisi tecnica vera e propria.
Una guida alla scelta del broker
Essere consapevoli di cosa muove il prezzo del petrolio e sulle dinamiche in gioco è una necessità, su questo non c’è dubbio. Tuttavia, è necessario anche mettersi in condizione di svolgere un’attività che possa dirsi profittevole. Un passaggio propedeutico è la scelta di un “buon broker”.
Con questo termine indichiamo non solo un broker onesto, che rispetta la regola, ma anche un broker che sappia offrire servizi di qualità, competitivi e possibilmente all’avanguardia.
Se verificare l’onesta di un broker è relativamente semplice, e richiede solo una valutazione delle licenze, verificare il grado di qualità dei suoi servizi è già complicato. Il nostro consiglio è di tagliare la testa al toro e optare, molto semplicemente, per uno dei CFD broker migliori in circolazione: Plus500.
L’offerta di Plus500
Plus500 è uno dei broker CFD più apprezzati. Tale apprezzamento è giustificato da un’offerta di servizi all’avanguardia, che esprimono una qualità superiore a tanti altri broker. Ovviamente, eccelle nelle garanzie di sicurezza, e ha tutte le carte in regola per essere definito “sicuro”: possiede licenze erogate dai più severi enti di regolamentazione. Rispetta fedelmente le regole della famosa normativa MiFid 2, il cui scopo è proprio quello di tutelare gli investitori.
Di Plus500 stupisce l’attenzione che presta alle esigenze dei trader. Lo si intuisce dalla politica dei prezzi, che ha pochi pari nel mondo del trader. Il deposito minimo iniziale, infatti, è di 100 euro. Inoltre, non richiede alcuna commissione. Al suo post ci sono gli spread, che sono bassi e dichiarati con trasparenza.
Plus500 inoltre mette a disposizione una leva di 1:10, che è pienamente compatibile con le regole imposte dagli organi di vigilanza. Il consiglio è comunque di riflettere attentamente, prima di decidere se utilizzarla o meno: la leva è un’arma a doppio taglio in quanto da un lato può favorire la crescita dei profitti ma dall’altro può causare delle perdite.
Dunque, se avete intenzione di investire nel petrolio, Plus500 potrebbe rivelarsi un utile alleato.
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