07.09.2021. I dati sulla occupazione USA, a dire il vero deludenti se confrontati con le attese, hanno impattato sul prezzo del petrolio. Potrebbe essere il segnale di una crescita economica che arranca più del previsto, e che certamente eserciterebbe un’influenza negativa sulle commodity. Ecco cosa è successo nel periodi dal 3 al 7 settembre.
Cattive notizie dagli USA
Il 3 settembre sono stati pubblicati i dati della occupazione USA relativi ad agosto. Per inciso, occupazione non agricola, come da tradizione per gli Stati Uniti. Un appuntamento importante, che consente agli analisti e agli investitori di fare il punto sul mercato del lavoro americano.
Ebbene, i dati si sono rivelati di gran lunga peggiori del previsto. Si attendeva un aumento degli occupati tra i 750mila e gli 800mila, ma non si è andati oltre i 285mila. In compenso, c’è da dire, il tasso di occupazione è sceso secondo le aspettative, dunque è passato dal 5,4% al 5,2% (comunque alto rispetto agli standard americani).
Il prezzo del petrolio ha reagito in maniera sensibile. Il WTI tra le ore 15.00 del 3 settembre all’alba del giorno 6 è passato da 70,44 dollari a 68,30 dollari. Il Brent, nel medesimo lasso di tempo, è passato da 73,60 dollari a 71,51.
Di certo, i dati dell’occupazione non sono gli unici indiziati, altri fattori hanno contribuito alla discesa. Fa comunque specie la correlazione temporale e l’intensità del calo.
Le prospettive per il prezzo del petrolio
Le prospettive del petrolio rimangono incerte. E’ tutto legato alla crescita economica che, almeno in Occidente e in Cina, sta facendo segnare performance in chiaroscuro ma che potrebbe essere compromessa dal peggioramento delle condizioni sanitarie. Proprie questo fanno segnare il massimo dell’incertezza possibile a causa della variante Delta. Di certo, l’ottimismo è meno acceso rispetto a qualche mese fa.
Per ora, l’economia americana (e in una certa qual misura anche quella europa) stanno segnando buoni numeri. Il PIL annualizzato USA ad agosto ha registrato un discreto +6,6%. E’ ovvio, però, come qualsiasi segnale negativo, come quello proveniente dai dati della occupazione USA, spinga gli investitori a reagire in maniera decisa.