ETF petrolio
Gli ETF sono prodotti molto interessanti, che si stanno diffondendo a macchia d’olio presso i piccoli e i grandi investitori. Rappresentano un unicum, sia per le particolare dinamiche che stanno dietro alla loro composizione e ai loro movimenti, sia per le garanzie di relativa sicurezza che sono capaci di offrire.
L’argomento è complesso, anche perché stiamo parlando di un asset class molto diversa dalle altre. Ne parliamo in questo articolo, offrendo una definizione chiara di ETF e proponendo una panoramica chiara nonché esaustiva su una sottotipologia in particolare: gli ETF Petrolio. Infine, chiariremo un aspetto fondamentale, benché spesso trascurato: la scelta del broker.
Una definizione di ETF
ETF sta per Exchange Traded Funds. In realtà, quindi, non sono degli asset in senso stretto, bensì dei fondi. Nello specifico, a gestione passiva. Ciò significa che il gestore gode di un margine di discrezione davvero ristretto, almeno in confronto ai fondi tradizionali. Si tratta di un vantaggio, più che di un malus. Infatti, riduce al minimo l’errore umano, che è una variante da prendere in considerazione quando si investe nel risparmio gestito, a prescindere dalle competenze e dal background del gestore. E’ proprio questa dinamica – la gestione passiva – che fa degli ETF un prodotto in grado di generare rendimenti anche elevati, ma allo stesso tempo più sicuro di molti altri.
Ma come funziona esattamente un ETF? Ebbene, il meccanismo di raccolta è identico a quello degli altri fondi. Molto banalmente, il gestore “lavora” con il capitale dei sottoscrittori, e con esso investe su determinati strumenti. L’elemento dirimente riguarda i vincoli dell’ETF. Ciascun ETF è infatti legato a un asset specifico, piuttosto che a un indice o a un paniere di titoli. Lo scopo del gestore è replicare in maniera assolutamente fedele le loro performance. Di base, non può fare nient’altro. Da qui l’espressione “gestione passiva”. Dal punto di vista dell’investitore, acquistare un ETF non significa solo partecipare a un fondo, ma significa – in un certo senso – acquistare un titolo o un paniere di titoli.
Cosa dire, invece, degli ETF Petrolio? Ebbene, con questa espressione si intendono tutti gli ETF i cui asset, asset class o paniere di riferimento sono legati al mondo del petrolio. Un ETF Petrolio può essere legato, per esempio, al Brent o al WTI. Tuttavia, può essere legato anche a un paniere di azioni delle migliori compagnie petrolifere. In realtà, esistono svariati ETF sul petrolio, dal momento che qualsiasi società di investimenti o di intermediazione ne può lanciare uno. Ovviamente, sta al singolo scegliere a chi affidarsi, ponendo in essere tutte le valutazioni del caso. Va comunque prestata un’attenzione simile a quella che richiede la scelta di un normale fondo di investimento a risparmio gestito.
Perché gli ETF
Prima di descrivere ancora più dettagliatamente gli ETF Petrolio, è bene operare alcune precisazioni sugli ETF in generale, ovvero elencare tutti i pregi e tutti i vantaggi che li caratterizzano.
Liquidità. Nonostante siano saliti alla ribalta solo di recente, gli ETF vantano una liquidità straordinaria. Godono di buona fama, dunque abbondano di capitale. Ciò è un fattore di stabilità, oltre che di differenziazione dell’offerta. Tra l’altro, se la liquidità è sostenuta, non è probabile che le proprie quote perdano di valore, nel caso voleste venderle e fare così del trading speculativo.
Versatilità. Esistono ETF per tutti i gusti e per tutte le tasche. Molti hanno un entry level basso, sicché possono essere sottoscritti anche dai piccoli risparmiatori. Da questo punto di vista, dimostrano una grande versatilità.
Efficienza. La gestione passiva degli ETF mette al riparo il gestore da errori grossolani, sicché, generalmente, questo genere di prodotti performa bene. Insomma, il rischio “crollo” se non proprio scongiurato, è comunque piuttosto relativo.
Trasparenza. Gli ETF sono trasparenti per definizione. Mentre nei fondi tradizionali la composizione del portafoglio può essere ambiguo, oppure comunicato con una certa lentezza o carenza di dettagli, l’investitore sa sempre di “cosa è fatto” l’ETF. La composizione del portafoglio, infatti, è palese fin dall’inizio e stabile.
Semplicità. Il carattere lineare, quasi banale, degli ETF porge il fianco a una diversificazione del proprio capitale più salda, controllabile. L’investitore può dunque esercitare pienamente il suo diritto alla diversificazione.
Come fare trading con gli ETF sul petrolio
Fare trading con ETF petrolio non differisce dal trading con gli altri ETF, se si fa riferimento esclusivo alle modalità di investimento. Esse sono sostanzialmente tre.
Investimento classico. In questo caso, l’investitore sottoscrive un ETF, ovvero acquista una quota. Ottiene i rendimenti che lo stesso ETF genera attraverso la gestione passiva. E’ un investimento in senso classico, e per sua definizione capace di estendersi nel lungo periodo. E’ una modalità di investimento alla portata di tutti, in quanto non differisce granché dall’acquisto di un bond, dalla sottoscrizione di un fondo di risparmio gestito etc.
Trading speculativo sugli ETF. Una volta acquistata una quota (o anche più di una), essa diventa un asset a tutti gli effetti. Dunque, può essere venduta, se possibile a un prezzo più alto rispetto a quello di acquisto. Il meccanismo è simile al trading dei titoli di Stato, delle obbligazioni etc. Anche perché l’ETF ha un suo valore intrinseco, che fluttua come qualsiasi altro asset. Le dinamiche sono le solite, e finalizzate alla creazione di un surplus.
Trading speculativo sui CFD degli ETF. Questa modalità è una derivazione di quella precedente. Posto che l’ETF si trasforma in un asset commerciabile (o per meglio dire, una sua quota), allora è possibile trasformarlo in un sottostante, e commerciare direttamente un prodotto derivato. I CFD, per esempio. Non è una pratica di nicchia, dal momento che molti broker, più che offrire ETF propri, offrono CFD di ETF emessi da altre società, e che magari brillano per liquidità e visibilità. Anzi, per molti trader questa è la modalità migliore, in quanto consente un trading più rapido e meno costoso. Molti broker, infatti, non impongono le commissioni ma solo degli spread (che ovviamente variano in base al CFD, o per meglio dire alle caratteristiche dell’asset).
Qualche consiglio
Per quanto gli ETF siano prodotti generalmente appetibili, investirci e generare profitto è tutt’altro che semplice. Anche perché non lo è mai, a prescindere dall’asset o dallo strumento. Nel caso specifico, è utile seguire tre consigli in particolare, che mettono il trader / investitore al riparo da alcuni bias, pregiudizi o cattive abitudini che il possesso o l’uso in senso speculativo degli ETF potrebbero favorire.
Attenzione alla leva. Se si utilizza l’ETF come un normale asset, dunque si pratica del trading speculativo, magari con i CFD, si potrebbe essere tentati dall’uso della leva. Non che sia sempre e comunque una cattiva idea. Tradare gli ETF Petrolio con leva 2 : 1 pone in essere dei rischi, ma questi sono di norma sopportabili. Già tradare gli ETF Petrolio con leva 3 : 1 determina un aumento sensibile del rischio, ma tale da poterci venire a patte. Gli ETF Petrolio con leva 7 : 1 sono già molto pericolosi.
Non fate della ricerca del miglior ETF Petrolio un ossessione. L’offerta di ETF è sterminata, quella di ETF Petrolio è comunque ben nutrita. Alcuni potrebbero essere tentati di consultare una classifica, magari per cercare il miglior ETF Petrolio. Un intento nobile, ma che rischia di fuorviare, di dare adito a un fraintendimento. Primeggiare oggi per quanto concerne alcuni parametri non vuol dire mantenere questo primato in un prossimo futuro. Inoltre, alcuni ETF – specie se l’intento è speculativo – si adattano al proprio stile di trading più di altri che, magari, occupano posizioni più alte nelle classifiche.
Seguite la quotazione dell’ETF Petrolio. Se il vostro scopo è fare degli ETF uno strumento di speculazione, dovreste trattarlo come tale. Chi investe a lungo termine, come se avesse acquistato un titolo di Stato o un fondo, può permettersi di monitorare le performance di tanto in tanto. Chi invece punta a generare un surplus, e dunque a guadagnare ben oltre le performance dell’ETF stesso, deve necessariamente monitorare i prezzi in maniera molto assidua.
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La scelta del broker
Se optate per la terza modalità, ovvero il trading con i CFD degli ETF, una delle vostre preoccupazioni più importanti dovrebbe essere la scelta del broker. D’altronde, sono proprio i broker a emettere i CFD. Ma il loro compito non si esaurisce nell’emissione dei prodotti e nell’erogazione di servizi di intermediazione. In realtà, disegnano l’ambiente entro cui il trader opera. Un ambiente che può essere comodo e proficuo, o scomodo e potenzialmente ostile alla generazione dei guadagni. Senza contare le truffe che, di tanto in tanto, fanno parlare di sé gettando immeritate luci sul mondo del trading.
Ebbene, individuare un broker onesto è abbastanza semplice: basta verificare il possesso di regolare licenza. Individuare un broker di qualità già è molto difficile, anche perché a incidere sono una miriade di fattori, di natura tecnica e non solo. Il consiglio è di scegliere la “via più rapida” e optare direttamente per Plus500, che è riconosciuto universalmente come uno dei migliori broker in circolazione.
Cosa offre Plus500
Plus500 è uno dei grandi nomi del panorama broker. La fama è meritata: i suoi servizi sono di qualità eccelsa, sicuramente superiore alla media degli altri broker. A testimoniarlo, alcuni riconoscimenti e i feedback generalmente positivi dei suoi clienti.
Il punto di forza di Plus500 è l’offerta, che è ampia e di qualità. Si contano infatti migliaia di CFD, afferenti alle più disparate asset class. Ovviamente, sono presenti anche ETF Petrolio, che riguardano tanto la materia prima quanto le compagnie petrolifere.
L’altro punto di forza di Plus500 è l’approccio alla questione dei costi. Ebbene, Plus500, a dispetto di un livello qualitativo elevato, è anche conveniente. Le commissioni, infatti, sono completamente azzerate. Esse sono sostituite da degli spread, i quali – va detto – variano da asset ad asset, secondo criteri che hanno a che vedere principalmente con la liquidità, ma non solo.
Le barriere all’entrata, poi, sono basse, come si evince dal deposito minimo iniziale, che si attesta sui 100 euro. Senza contare la possibilità di sottoscrivere un account demo totalmente gratuito, uno strumento molto utile per fare pratica sia con il trading in generale che con i servizi di Plus500.
Un altro punto a favore di questo broker è la qualità dell’assistenza. Essa si pone realmente dalla parte del cliente, ed è pronta a risolvere qualsiasi dubbio di natura tecnica. Stesso discorso per la didattica la quale, sebbene il broker si rivolga a trader formati, è in grado di ampliare il bagaglio di conoscenze e fornire persino le basi. Tutto ciò è valorizzato da un’offerta di strumenti analitici che ha pochi pari, e consente al trader di investire con cognizione di causa.
Fare trading con Plus500 è semplice, anche perché l’interfaccia è pensata appositamente per risultare accessibile e alla portata di tutti. In un’unica schermata è possibile impostare l’asset, l’importo e altri elementi di money and risk management quali lo Stop Loss e il Take Profit.
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I CFD sono strumenti complessi e presentano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. Il 76,4% dei conti degli investitori al dettaglio perdono denaro a causa delle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Assicuratevi di conoscere il funzionamento dei CFD e di potervi permettere di correre questo alto rischio di perdere il vostro denaro.