Perché il petrolio può raggiungere i 100 dollari al barile

16.03.2021. La corsa del petrolio non si ferma, sicché sono in molti, tra analisti e investitori, a chiedersi fin dove possa arrivare in questo difficile, strano anno. Alcuni elementi suggeriscono un certo ottimismo, ma non mancano evidenze che fanno sperare per una galoppata ancora più rapida di quella registrata da qualche mese a questa parte. In particolare, è un ragionamento “matematico” a dare corpo a una possibilità impensabile fino a poco tempo fa: il petrolio a 100 dollari al barile. Si tratterebbe di un risultato straordinario, in quanto giunto a coronamento di un periodo veramente complicato e in grado di avvicinarsi al massimo di sempre, il quale – per inciso – è fermo a 147 dollari.

La situazione attuale

Per comprendere i motivi che farebbero pensare a un petrolio a 100 dollari al barile nel 2021, è bene inquadrare la fase attuale. Negli ultimi mesi dell’anno, analisti (istituzionali e non) suggerivano una domanda in affanno per tutto il 2021. Poi sono giunte alcune buone notizie, come l’approvazione dei vaccini, e le speranze per una rapida uscita dalla crisi si sono accese.

Speranze che a quanto pare gli investitori hanno fatto proprie, a giudicare dalla fiducia che hanno accordato al petrolio. Da qui, uno sconto decisamente anticipato, e un petrolio finalmente in grande spolvero. Attualmente, sia il WTI che il Brent si trovano ben al di sopra dei 60 dollari al barile. Se escludiamo il piccolo ritracciamento di inizio marzo, la corsa del petrolio si è rivelata costante.

Un ragionamento lineare

Il ragionamento che proponiamo qui è stato esplorato già da oilprice.com, ma sentiamo di farlo nostro, visto la sua limpidezza. Attualmente, il trend ascendente del petrolio è sostenuto (anche) da una discrepanza tra domanda e offerta, tra consumo e produzione, ovviamente a tutto vantaggio della prima. Nello specifico, e stando ai report dell’EIA (United States Energy Information Administration), a febbraio il consumo si è portato a circa 96,7 milioni di barili al giorno, a fronte di una produzione pari 93,6 milioni di barili al giorno. Insomma, una discrepanza di 3,1 milioni di barili, che non è affatto poco.

Tuttavia, se guardiamo al futuro immediato, il consumo è destinato a salire. Sempre secondo la EIA, a 98,2 milioni di barili entro luglio. A quel punto, anche immaginando una OPEC in attesa – eventualità da non escludere – la discrepanza sarebbe doppia rispetto a quella di febbraio. Da qui, la tesi secondo cui non è affatto peregrino pensare a un petrolio a 100 dollari.

Lo scenario del petrolio a 100 dollari si avvererà?

Ovviamente, non è dato saperlo. Sono tante le variabili in gioco, con le decisioni OPEC e la pandemia a rappresentare i due scogli entro i quali il prezzo del petrolio dovrà navigare. Certo è che il codazzo degli analisti “ottimisti” (o semplicemente realisti) è sempre più nutrito.

Basto pensare che il famoso analista petrolifero Pierre Andurand prevede il petrolio a 80 dollari entro la fine dell’anno. A pesare, nella sua previsione, sono soprattutto le stime del PIL globale, in netta crescita quest’anno.