Riunione Opec 1° giugno: la reazione dei mercati

02.06.2021. La riunione OPEC del 1° giugno ha consegnato un quadro parzialmente diverso rispetto alle attese. Il mercato ha reagito prontamente, secondo alcuni in modo non del tutto scontato. Ecco cosa è successo, e qualche opinione sul medio periodo.

Cos’ha deliberato l’OPEC

Grande aspettative gravitavano attorno alla riunione OPEC del 1° giugno. Da più parti, infatti, si auspicava un allentamento dei tagli, dunque un aumento dell’offerta di petrolio. Ebbene, le attese non sono state tradite, anzi… Gli allentamenti sono stati leggermente più ampi del previsto. nello specifico, è stato deliberato un aumento dell’output pari a 2,1 milioni di barili al giorno entro luglio.

In linea teorica, questa notizia avrebbe dovuto scuotere i mercati in senso ribassista. Anche perché si unisce alle voci di corridoio di questi giorni, che suggeriscono un accordo prossimo tra USA e Iran, per la ripresa del programma nucleare e la fine dell’embargo. In un contesto del genere, è ovvio, l’offerta del petrolio salirebbe in maniera considerevole, sbilanciando il rapporto a svantaggio di una domanda che, seppur in crescita, desta elementi di preoccupazione. 

La reazione dei mercati

In realtà, non è accaduto niente di tutto questo. Il petrolio, anzi, ha ripreso la strada di moderato rialzo che gli eventi degli ultimi giorni avevano rallentato. A tal punto che il WTI è a un passo da quota 70 (importante soglia psicologica), mentre il Brent l’ha superata più o meno stabilmente.

Cos’è accaduto? Perché il mercato ha reagito in senso rialzista a uno stimolo ribassista? I motivi sono principalmente due. In primo luogo, è probabile che il mercato abbia già scontato l’allentamento dell’OPEC, che tra l’altro era ampiamente previsto (se non esattamente in questi termini). 

secondariamente, è possibile che gli investitori non credano a un accordo prossimo tra USA e Iran. O per meglio dire, credono che l’accordo ci sarà, ma non a breve. Senza contare le speranze, ormai vivissime, di una ripresa abbastanza agevole dell’economia, sostenute dai dati che provengono dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.