05.03.2021. C’era molta attesa riguarda la riunione OPEC del 4 marzo. Essa infatti è stata preceduta da alcune polemiche, nonché da fenomeni “sorprendenti” legati al prezzo del petrolio. Le quotazioni hanno superato le più rosee aspettative, convincendo i più ottimisti che le drastiche misure prese dall’OPEC nei mesi passati fossero ormai superate.
Cos’ha deliberato l’OPEC
Come avrete intuito dal titolo, l’OPEC ha lasciato la produzione invariata. Nello specifico, i tagli sono stati confermati. Aprile come marzo, dunque.
Eppure, la stessa OPEC ha posto in essere alcune eccezioni. Due per l’esattezza. La Russia e il Kazakistan possono aumentare la produzione, seppur di poco. Rispettivamente, di 130mila e di 20mila barili al giorno. Il motivo di questa chiosa è stato spiegato a chiare lettere: i trend locali di consumo consentono, in quei due paesi, un pur minimo allentamento.
La prossima riunione OPEC si terrà ad aprile, e ovviamente delibererà circa la produzione di maggio.
Le ragioni di questa decisione
L’esito della riunione OPEC non era affatto scontato. Per certi versi, è stato addirittura sorprendente. Il motivo è semplice: il prezzo del petrolio corre ormai da parecchi mesi, e quella che sembrava una spinta contingente, occasionale, sembra trasformarsi ogni giorno che passa in un trend consolidato. Dunque, da più parti si è levata una richiesta di allentamento, se possibile generalizzata.
Le richieste più pressanti in tal senso sono giunte dall’India, che con il suo ministro ha fatto più volte sapere di non gradire la politica dei tagli. D’altronde, il colosso indiano è uno dei maggiori importatori di petrolio, e di certo non beneficia di un aumento dei prezzi. A parte i legittimi interessi nazionali, l’India ha potuto brandire alcune valide argomentazioni. Per esempio, la discrepanza tra i tagli e l’attuale tendenza di prezzo, nonché la decisione unilaterale dell’Arabia Saudita, che di recente ha tagliato la sua stessa produzione. Dunque, le esigenze di taglio, stando ai policy maker dell’India, erano già soddisfatte alla vigilia della riunione.
Gli stessi analisti, alcuni di loro almeno, avevano previsto un aumento della produzione certo non consistente ma almeno in grado di tracciare un percorso. La tesi più accreditata suggeriva un aumento di mezzo milione di barili al giorno.
L’OPEC ha però deciso di proseguire per la strada dei tagli. A pesare, le difficoltà economiche a livello globale, esacerbate da una crisi sanitaria che, specie in alcuni paesi dell’Europa, minaccia nuove chiusure e dunque nuove spinte recessive.
Le reazioni dei mercati
I mercati hanno reagito in modo intenso all’esito della riunione OPEC. Ovviamente, hanno sostenuto il prezzo del petrolio. Sicché le quotazioni hanno fatto segnare una variazione imponente, nell’ordine di qualche dollaro. Il Brent è salito a 67 dollari al barile, mentre il WTI ha superato quota 64. Sono cifre significative, che corrispondono ai massimi da gennaio 2020, ovvero un periodo storico pre-pandemico.
E pensare che gli investitori si erano posizionati drasticamente diversa, nel corso della mattinata. Prevedendo un aumento della produzione, avevano spinto al ribasso, seppur di poco, il prezzo del petrolio.